LA BUONA POLITICA È AL SERVIZIO DELLA  PACE

  1. “Pace a questa casa!”

Inviando in missione i suoi discepoli, Gesù dice loro: « In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vo- stra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi » (Lc 10,5-6).

Offrire la pace è al cuore della missione dei di- scepoli di Cristo. E questa offerta è rivolta a tutti coloro, uomini e donne, che sperano nella pace in mezzo ai drammi e alle violenze della storia uma- na.1 La “casa” di cui parla Gesù è ogni famiglia, ogni comunità, ogni Paese, ogni continente, nella loro singolarità e nella loro storia; è prima di tutto ogni persona, senza distinzioni né discriminazioni. È an- che la nostra “casa comune”: il pianeta in cui Dio ci ha posto ad abitare e del quale siamo chiamati a prenderci cura con sollecitudine.

Sia questo dunque anche il mio augurio all’inizio del nuovo anno: “Pace a questa  casa!”.

  1. La sfida della buona politica

La pace è simile alla speranza di cui parla  il poeta  Charles  Péguy;2  è  come  un  fiore  fragile che

1 Cfr Lc 2,14: « Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama ».

2  Cfr Le Porche du mystère de la deuxième vertu, Paris 1986.

cerca di sbocciare in mezzo alle pietre della vio- lenza. Lo sappiamo: la ricerca del potere ad ogni costo porta ad abusi e ingiustizie. La politica è un veicolo fondamentale per costruire la cittadinanza   e le opere dell’uomo, ma quando, da coloro che la esercitano, non è vissuta come servizio alla colletti- vità umana, può diventare strumento di oppressio- ne, di emarginazione e persino di    distruzione.

« Se uno vuol essere il primo – dice Gesù – sia l’ultimo di tutti e il servo di tutti » (Mc 9,35). Come sottolineava Papa San Paolo VI: « Prendere sul se- rio la politica nei suoi diversi livelli – locale, regio- nale, nazionale e mondiale – significa affermare il dovere dell’uomo, di ogni uomo, di riconoscere la realtà concreta e il valore della libertà di scelta che gli è offerta per cercare di realizzare insieme il bene della città, della nazione,   dell’umanità ».3

In effetti, la funzione e la responsabilità politica costituiscono una sfida permanente per tutti coloro che ricevono il mandato di servire il proprio Paese,  di proteggere quanti vi abitano e di lavorare per porre le condizioni di un avvenire degno e giusto.   Se attuata nel rispetto fondamentale della vita, del- la libertà e della dignità delle persone,  la  politica può diventare veramente una forma eminente di carità.

  1. Carità e virtù umane per una politica al servizio dei diritti umani e della  pace

Papa Benedetto XVI ricordava che « ogni cristia- no è chiamato a questa carità, nel modo della sua

3  Lett. ap. Octogesima adveniens (14 maggio 1971), 46.

vocazione e secondo le sue possibilità d’incidenza nella polis. […] Quando la carità lo anima, l’impe- gno per il bene comune ha una valenza superiore      a quella dell’impegno soltanto secolare e  politico. […] L’azione dell’uomo sulla terra, quando è  ispi- rata e sostenuta dalla carità, contribuisce all’edifi- cazione di quella universale città di Dio verso cui avanza la storia della famiglia umana ».4 È un pro- gramma nel quale si possono ritrovare tutti i politi- ci, di qualunque appartenenza culturale o religiosa che, insieme, desiderano operare per il bene della famiglia umana, praticando quelle virtù umane che soggiacciono al buon agire politico: la giustizia, l’e- quità, il rispetto reciproco, la sincerità, l’onestà, la fedeltà.

A questo proposito meritano di essere ricordate le “beatitudini del politico”, proposte dal    Cardinale

vietnamita   François-Xavier   Nguyê˜n   Vãn   Thuâ. n,

morto nel 2002, che è stato un fedele testimone   del

Vangelo:

Beato il politico che ha un’alta consapevolezza e una profonda coscienza del suo   ruolo.

Beato il politico la cui persona rispecchia la cre- dibilità.

Beato il politico che lavora per il bene comune e non per il proprio  interesse.

Beato il politico che si mantiene fedelmente co- erente.

Beato il politico che realizza l’unità.

Beato il politico che è impegnato nella realizza- zione di un cambiamento  radicale.

4  Enc. Caritas in veritate (29 giugno 2009), 7.

Beato il politico che sa ascoltare. Beato il politico che non ha paura.5

Ogni rinnovo delle funzioni elettive, ogni scaden- za elettorale, ogni tappa della vita pubblica costitu- isce un’occasione per tornare alla fonte e ai riferi- menti che ispirano la giustizia e il diritto. Ne siamo certi: la buona politica è al servizio della pace; essa rispetta e promuove i diritti umani fondamentali, che sono ugualmente doveri reciproci, affinché tra le generazioni presenti e quelle future si tessa un le- game di fiducia e di  riconoscenza.

  1. I vizi della politica

Accanto alle virtù, purtroppo, anche nella poli- tica non mancano i vizi, dovuti sia ad inettitudine personale sia a storture nell’ambiente e nelle istitu- zioni. È chiaro a tutti che i vizi della vita politica tol- gono credibilità ai sistemi entro i quali essa si svol- ge, così come all’autorevolezza, alle decisioni e all’a- zione delle persone che vi si dedicano. Questi vizi, che indeboliscono l’ideale di un’autentica democra- zia, sono la vergogna della vita pubblica e metto- no in pericolo la pace sociale: la corruzione – nelle sue molteplici forme di appropriazione indebita dei beni pubblici o di strumentalizzazione delle perso- ne –, la negazione del diritto, il non rispetto delle regole comunitarie, l’arricchimento illegale, la giu- stificazione del potere mediante la forza o col prete- sto arbitrario della “ragion di Stato”, la tendenza a perpetuarsi nel potere, la xenofobia e il razzismo, il rifiuto di prendersi cura della Terra, lo sfruttamento

5 Cfr Discorso alla mostra-convegno “Civitas” di Padova: “30giorni”, n. 5 del 2002.

illimitato delle risorse naturali in ragione del profit- to immediato, il disprezzo di coloro che sono stati costretti all’esilio.

  1. La buona politica promuove la partecipazione dei giovani e la fiducia nell’altro

Quando l’esercizio del potere politico mira uni- camente a salvaguardare gli interessi di taluni in- dividui privilegiati, l’avvenire è compromesso e i giovani possono essere tentati dalla sfiducia,  per- ché condannati a restare ai margini della società, senza possibilità  di  partecipare  a  un  progetto  per il futuro. Quando, invece, la politica si traduce, in concreto,  nell’incoraggiamento  dei  giovani  talen- ti e delle vocazioni che chiedono di realizzarsi,  la pace si diffonde nelle coscienze e sui volti. Diventa una fiducia dinamica, che vuol dire “io mi fido di te e credo con te” nella possibilità di lavorare insieme per il bene comune. La politica è per la pace se si esprime, dunque, nel riconoscimento dei carismi e delle capacità di ogni persona. « Cosa c’è di più bel- lo di una mano tesa? Essa è stata voluta da Dio per donare e ricevere. Dio non ha voluto che essa ucci- da (cfr Gen 4,1ss) o che faccia soffrire, ma che curi   e aiuti a vivere. Accanto al cuore e all’intelligenza,   la mano può  diventare,  anch’essa,  uno  strumento di dialogo ».6

Ognuno può apportare la propria pietra alla costruzione della casa comune. La vita politica autentica, che si fonda sul diritto e su un dialogo leale  tra  i  soggetti,  si  rinnova  con  la  convinzione

6 Benedetto XVI, Discorso alle Autorità del Benin, Cotonou, 19 novembre 2011.

che ogni donna, ogni uomo e ogni generazione rac- chiudono in sé una promessa che può sprigionare nuove energie relazionali, intellettuali, culturali e spirituali. Una tale fiducia non è mai facile da vi- vere perché le relazioni umane sono complesse. In particolare, viviamo in questi tempi in un clima di sfiducia che si radica nella paura dell’altro o dell’e- straneo, nell’ansia di perdere i propri vantaggi, e si manifesta purtroppo anche a livello politico, attra- verso atteggiamenti di chiusura o nazionalismi che mettono in discussione quella fraternità di cui il nostro mondo globalizzato ha tanto bisogno. Oggi più che mai, le nostre società necessitano di “arti- giani della pace” che possano essere messaggeri e testimoni autentici di Dio Padre che vuole il bene e la  felicità  della  famiglia umana.

  1. No alla guerra e alla strategia della paura

Cento anni dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, mentre ricordiamo i giovani caduti du- rante quei combattimenti e le popolazioni civili di- laniate, oggi più di ieri conosciamo il terribile inse- gnamento delle guerre fratricide, cioè che la  pace non può mai ridursi al solo equilibrio delle forze e della paura. Tenere l’altro sotto minaccia vuol dire ridurlo allo stato di oggetto e negarne la dignità. È  la ragione per la quale riaffermiamo che l’escalation in termini di intimidazione, così come la prolifera- zione incontrollata delle armi sono contrarie alla morale e alla ricerca di una vera concordia. Il ter- rore esercitato sulle persone più vulnerabili contri- buisce all’esilio di  intere  popolazioni  nella  ricerca di una terra di pace. Non sono sostenibili i    discorsi

politici che tendono ad accusare i migranti di tutti     i mali e a privare i poveri della speranza. Va invece ribadito che la pace si basa sul rispetto di ogni per- sona, qualunque sia la sua storia, sul rispetto del diritto e del bene comune, del creato che ci è stato affidato e della ricchezza morale trasmessa dalle generazioni  passate.

Il nostro pensiero va, inoltre, in modo parti- colare ai bambini che vivono nelle attuali zone di conflitto, e a tutti coloro che  si  impegnano  affin- ché le loro vite e i loro diritti siano protetti. Nel mondo, un bambino su sei è colpito dalla violenza della guerra o dalle sue conseguenze, quando non è arruolato per diventare egli stesso soldato o ostag- gio dei gruppi armati. La testimonianza di quanti     si adoperano per difendere la dignità e il rispetto   dei bambini è quanto mai preziosa per il futuro dell’umanità.

  1. Un grande progetto di pace

Celebriamo in questi giorni il settantesimo an- niversario della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, adottata all’indomani del secondo con- flitto mondiale. Ricordiamo in proposito l’osserva- zione del Papa San Giovanni XXIII: « Quando negli esseri umani affiora la coscienza dei loro diritti, in quella coscienza non può non sorgere l’avvertimen- to dei rispettivi doveri: nei soggetti che ne sono tito- lari, del dovere di far valere i diritti come esigenza ed espressione della loro dignità; e in tutti gli altri

esseri umani, del dovere di riconoscere gli stessi diritti e di rispettarli ».7

La pace, in effetti, è frutto di un grande progetto politico che si fonda sulla responsabilità reciproca   e sull’interdipendenza degli esseri umani. Ma è an- che una sfida che chiede di essere accolta giorno dopo giorno. La pace è una conversione del cuore     e dell’anima, ed è facile riconoscere tre dimensioni indissociabili di questa pace interiore e comunita- ria:

  • la pace con sé stessi, rifiutando l’intransigenza, la collera e l’impazienza e, come consigliava San Francesco di Sales, esercitando “un po’ di dolcezza verso sé stessi”, per offrire “un po’ di dolcezza  agli altri”;
  • la pace con l’altro: il familiare, l’amico, lo straniero, il povero, il sofferente…; osando l’incontro e ascoltando il messaggio che porta con sé.
  • la pace con il creato, riscoprendo la grandez-  za del dono di Dio e la parte di responsabilità che spetta a ciascuno di noi, come abitante del mondo, cittadino e attore  dell’avvenire.

La politica della pace, che ben conosce le fra- gilità umane e se ne fa carico, può sempre attinge-  re dallo spirito del Magnificat che Maria, Madre di Cristo Salvatore e Regina della Pace, canta a nome  di tutti gli uomini: « Di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono. Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha dispero i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i

7  Enc. Pacem in terris (11 aprile 1963), 24.

potenti dai troni, ha innalzato gli umili; […] ricor- dandosi della sua  misericordia,  come  aveva  detto ai nostri padri, per Abramo e la sua discendenza,  per sempre » (Lc 1,50-55).

Dal Vaticano, 8 dicembre 2018