“E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi”. E’ per Giovanni la sintesi di tutto il vangelo. Sintesi che riempie il cuore di gioia, “perchè il Signore ha consolato il suo popolo, ha riscattato Gerusalemme”, e “ha parlato a noi per mezzo del Figlio”.
Ma poi Giovanni continua: “e noi abbiamo contemplato la sua gloria”. La sintesi giovannea diventa allora inquietante, perché parla di una “gloria” che risplende nella “carne”, nella sarx fragile di ciascuno di noi. Il Verbo che “era presso Dio e era Dio” “si fece”, divenne sarx, carne. Questo è il Natale che oggi celebriamo.
Siamo invitati a contemplare il volto atteso, ma anche inedito di Dio, che si rivela nella umanità di Gesù e non altrove. L’umanità concreta di cui narrano le sillabe preziose del vangelo e la pagina del Concilio: “la lavorato con mani di uomo, ha pensato con mente d’uomo, ha agito con volontà d’uomo, ha amato con cuore d’uomo” (GS 22). Proprio questa concreta umanità del Nazareno, “nato da donna, nato sotto la legge” è trasparenza del “mistero ineffabile, santo e amante” (Ranher) che è Dio.
Conoscere e amare il Gesù dei vangeli, allora, è la via per conoscere e amare Dio. La via per diventare credenti. Come dirà Gesù: “chi ha visto me, ha visto il Padre”.