Domenica 20 novembre alle ore 15 nella Cattedrale Nostra Signora Assunta a Savona il vescovo Calogero Marino ordinerà diaconi permanenti Salvatore D’Angelo, 66 anni, collaboratore della Parrocchia San Paolo Apostolo, nel quartiere Oltreletimbro, e Ivano Perata, 52 anni, responsabile dell’Oratorio Salesiano “Don Bosco” di Varazze. Entrambi hanno concluso infatti il percorso di discernimento e formazione. Il rito sarà trasmesso in diretta da Teleradiopace sul canale 12 del digitale terrestre, sul 412 della piattaforma TV SAT di Hot Bird e su YouTube.
In preparazione alla messa venerdì 18 novembre si terranno tre momenti di preghiera: uno presso il Seminario Vescovile durante la settima sessione del Sinodo Diocesano, gli altri due in contemporanea alle 21 nella cappella delle Figlie di Nostra Signora della Neve, in via santa Maria Maggiore, a Savona, nel contesto dell’adorazione eucaristica per le vocazioni “24 ore per il Signore”, e all’oratorio salesiano varazzino.
Il termine “diacono” deriva da “diaconia”, ovvero servizio. Il diaconato permanente non è finalizzato al sacerdozio ma è un ministero “della soglia”, in quanto chi lo svolge è chiamato a stare fra il mondo e il sacro. Il diacono permanente è strettamente legato al Vescovo diocesano, amministra il battesimo, presiede le esequie e distribuisce la comunione. Inoltre è un “dispensatore della carità”, come lo definiscono i vescovi italiani, ossia anima servizi di carità di vario genere.
“È dal 2009 che nella diocesi di Savona-Noli non vengono ordinati diaconi permanenti – dice D’Angelo – Credo che l’interesse per questa figura non debba essere associato al ridursi delle vocazioni alla vita consacrata. Si tratta di un ruolo distinto e, nel mio caso, frutto di un lungo discernimento e confronto con figure importanti che mi hanno saputo consigliare negli anni. Per chi sente questa chiamata è fondamentale capire che non si tratta del desiderio di una nuova etichetta che giustifichi gli impegni portati avanti nella comunità ma è la risposta ad una chiamata del Signore, che ti chiede di occupare un posto preciso nella sua Chiesa”.
“Continuerò a servire i giovani che il Signore mi vorrà affidare e secondo il carisma di don Bosco, come ho fatto in tutti questi anni – spiega Perata – Penso che la comunità dei primi cristiani fosse proprio così: padri di famiglia, lavoratori, uomini di buona volontà che, sentendosi amati da Cristo, avvertivano il bisogno di servirlo in quanti incontravano nella loro quotidianità. Ritengo che il mio diaconato sia la maturazione di un percorso, come lo è per i ragazzi dell’oratorio quando diventano adulti. Agli occhi del Signore conta la verità del nostro cuore, quella con cui Lui ci ha accolti nel battesimo”.
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