Una scultura in legno dal titolo “HeartH” (cuore terra) verrà donata dall’artista savonese Roberto Scarpone a Papa Francesco, come segno di gratitudine per il suo costante impegno a favore della Natura, dalla innovativa enciclica “Laudato si’” fino ad oggi. Mercoledì 13 ottobre lo scultore,  molto noto per le sue originali e poetiche creazioni ricavate dagli alberi boschivi, parteciperà all’udienza generale del Papa nell’aula Nervi e nell’occasione gli consegnerà l’opera.

“Nel titolo – spiega l’artista – si evoca una crasi tra Heart, Earth, Art ma anche il puro significato inglese, ovvero ‘Focolare’  il cuore della casa, il nucleo caldo e sicuro intorno al quale ci si rifugiava dalle tenebre. Questa scultura in castagno ha una potente forma evocativa unica e irripetibile per come si è formata dall’intreccio dei nodi di un albero secolare seccato e decomposto di cui non resta altro che questo frammento modellato dai secoli, segnato dalle intemperie e dagli incendi, l’anima dell’imponente albero che fu, reperto archeologico di una civiltà più antica dell’uomo, che dominava gran parte della superficie del pianeta, monumento vivente alla casa comune, il creato, a ricordare che dovremmo esserne, come ricorda Papa Francesco, i custodi”.

Roberto Scarpone ha inoltre donato al vescovo Calogero Marino e alla diocesi un’altra opera, “The body”, scultura in legno di castagno secolare trattato con cera d’api che galleggia verticalmente in aria appesa a sottilissimi fili di acciaio. L’opera sarà installata in modo permanente nell’aula magna del Seminario vescovile, in modo che possa essere visibile ai numerosi frequentatori della struttura.

“Idealmente – commenta l’artista – ‘The body” è una stilizzazione del corpo crocefisso di Cristo, l’accanimento dell’uomo ciecamente inconsapevole (la spensierata irresponsabilità di cui parla il Papa) su un corpo inerme. Questo corpo legnoso rappresenta ciò che l’umanità inconsapevole infligge quotidianamente e in forma sempre più nociva al clima, alle foreste millenarie, al territorio, al creato. Inconsapevole perché, come gli aguzzini di Gesù erano ‘attori’ di un progetto troppo grande per la loro semplice e limitata visione di ciò che stava accadendo dinanzi, anche noi non riusciamo a renderci conto dell’effetto dei nostri comportamenti sulle generazioni future. Il mio intervento sulla materia scultorea, quelle che chiamo ferite del tempo su questo ‘corpo’ sono le mille ferite che la Terra subisce ogni giorno, sempre più profonde e dolorose, una flagellazione continua in un’agonia che – non riusciamo a renderci conto – è anche la nostra”.