Il venerdì (come il sabato) è un giorno senza Eucaristia e lo sguardo converge sulla Croce, in obbedienza a Zaccaria profeta: “volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto”.
Ci è chiesto di stare, adorando. Almeno oggi, per quanto ci è possibile, smettere di trafficare/progettare/organizzare, e stare. Magari anche soltanto ripetendo un mantra, o una preghiera breve…
Ci insegnano le donne, le poche rimaste, Ci insegnano in particolare Maria e il discepolo amato. Un amore nel segno della fedeltà. Rimanere nell’amore.
Ma questo, nella esperienza di questa pandemia non ancora finita, significa attraversare la prova di questo tempo, accogliendone la lezione. Ripartendo dalla fraternità (Fratelli tutti) e dalla cura della casa comune (Laudato si’), come continua a ripeterci il Papa. Questo tempo ancora difficile, allora, potrà diventare una grazia, se sapremo guardare e affidarci. Con le parole più volte ripetute di Mariangela Gualtieri: “c’è dell’oro, credo, in questo tempo strano/Forse ci sono doni/Pepite d’oro per noi. Se ci aiutiamo”.
Ecco: l’invito di oggi è ad alzare lo sguardo. Dalle nostre croci, pur drammatiche e reali, alla Sua.
Per riconoscere che il patibolo dei delinquenti comuni è diventato l’albero della vita, e che l’assetato (cfr. Gv 4 e 7) è diventato sorgente.
Come dicevo il 18 marzo dello scorso anno, in quella Eucaristia (che non dimenticherò mai!) celebrata in solitudine sul luogo della apparizione: “Anche nei giorni di prova, Dio non smette di promettere: Aprirò nel deserto sentieri, darò acqua nell’aridità. E’ solo un’eresia moderna quella che pone in contraddizione il dolore e la gioia. Nel dolore, la gioia; nella Croce, la gloria: è la lezione di Pasqua, verso la quale stiamo camminando”.
Ma comprenderemo questo davvero solo quando smetteremo di ragionare, e guarderemo la Croce: allora dal Crocifisso saremo guardati e ritroveremo speranza.