Papa Francesco

Ci sono occasioni che ti capitano una volta nella vita, desideri che quando vengono esauditi non te ne rendi conto, incontri con persone che ti cambiano la vita ma che solo con il tempo lo realizzi. Potrei stare qui a scrivere per ore quello che ho provato il 3 giugno ma non basterebbe a rendere giustizia a quello che ho avuto la fortuna e l’onore di vivere. Grazie al cardinale Domenico Calcagno, ormai a Roma da quindici anni e presidente emerito dell’amministrazione del patrimonio della Sede Apostolica, ho realizzato il sogno di una vita, il sogno di tantissime persone: incontrare papa Francesco.

Il cardinale, nel suo mandato di vescovo della Diocesi Savona-Noli, mi ha cresimato e con lui è partito il mio percorso da catechista, che tutt’oggi prosegue. Da mesi insieme al mio amico Dario, che a sua volta è molto amico del cardinale, avevamo programmato di scendere a Roma e accettare quindi l’invito che ci era stato fatto ma che a causa diversi impegni lavorativi, problemi di salute e Covid-19 avevamo sempre rimandato. Dopo vari rinvii finalmente avevamo organizzato di scendere nella capitale nel ponte del 2 giugno e quindi si può immaginare bene l’emozione sia nei preparativi sia nel fatto che avremmo avuto l’occasione di vedere il pontefice. Purtroppo qualche settimana prima di metterci in viaggio avevamo appreso dai telegiornali che papa Francesco non stava bene e quindi eravamo entrati un po’ nel panico, iniziando a pensare che questo incontro non s’ha da fare. Fino al giorno prima non abbiamo avuto la certezza di poterlo vedere, in quanto il cardinale Calcagno ci aveva confermato che il Papa non attraversava un buon momento di forma.

Noi partiamo lo stesso con la speranza di essere ricevuti e che la Provvidenza avrebbe fatto il suo corso. Il 3 giugno avevamo appuntamento con il cardinale, che ci aveva organizzato la visita ai Giardini Vaticani, una cosa concessa a pochi. Abbiamo potuto vedere i giardini, la dimora in cui risiede il papa emerito Benedetto XVI e il Governatorato. Insomma abbiamo visitato luoghi meravigliosi in cui si respirava una tranquillità e una pace che non è possibile raccontare. Al termine della visita ritorniamo in hotel per sistemarci e alle 19:30 abbiamo appuntamento a Santa Marta con il cardinale per la cena. Appena lo incontro gli regalo la foto che avevo portato con me da casa e in cui siamo ritratti lui ed io il giorno della mia cresima. Il cardinale si commuove ripensando a quel periodo vissuto a Savona, città da cui manca da quindici anni.

Iniziamo a mangiare tutti e sei un po’ agitati, perché alla cena c’è anche la famiglia di Dario e in trepidazione nell’attesa di vedere papa Francesco. Poco prima ci è stato riferito che scenderà a cena nonostante sia un po’ acciaccato. Eccolo che arriva e si mette a sedere al suo posto: davanti a lui ci sono una sfilza di regali che gli abbiamo portato da Savona, come amaretti e chinotti. Ci ringrazia e inizia a mangiare, rigorosamente pasta in bianco e carote, e noi siamo un po’ in soggezione avendo il Papa così vicino. Ci domandiamo se ci darà la benedizione come avevamo chiesto e se potremo farci la foto tanto desiderata e attesa. Sembra che il cardinale ci legga nel pensiero, perché poco dopo arriva e ci confessa che avremo la possibilità di ricevere una benedizione nella sala a fianco a dove stavamo cenando, invitandoci a tenere gli occhi vigili sul Papa, perché non appena avremmo capito che stava per terminare saremmo dovuti correre nella sala adiacente.

Insomma se già eravamo agitati ora non capivamo più niente: saremmo stati gli unici ospiti a vederlo così da vicino e a ricevere la benedizione. Ci siamo! Bergoglio ha finito di mangiare e così noi, in maniera anche un po’ buffa, usciamo di corsa e ci posizioniamo dove ci era stato detto. Sono attimi concitati: tutti lì a chiederci se riusciremo a fare una foto. Eccolo che arriva sulla sedia a rotelle: ci viene a salutare uno ad uno e ci augura la buona notte. Io ero molto agitata ma nonostante ciò prendo coraggio e vado: non posso farmi sfuggire questa occasione! Sono abituata a immortalare ogni cosa, penserete mica che non faccia una foto con il Papa che è lì a un metro da me? Nemmeno per sogno! Vado dal suo segretario e gli chiedo se è possibile fotografare, mi guarda, ride e mi fa cenno di sì con la testa. 3, 2, 1, “Cheese!” ed eccoci immortalati vicino al Papa.

Sono passate settimane dall’incontro ma ancora non realizzo bene cosa mi è capitato. Nei giorni seguenti ho ricevuto messaggi e chiamate da tante persone che mi hanno detto tutte la stessa cosa: “Che fortuna, sono invidiosa!”. Posso affermare che da quello che ho percepito io il Papa è veramente uno di noi, un uomo gentile e dall’animo buono. Una persona umile che ha conosciuto la sofferenza. L’incontro non si può spiegare facilmente ma mi ha lasciato una serenità d’animo che mai avevo provato prima.

Abbiamo poi continuato la cena e avevamo addosso un po’ gli occhi di tutti gli altri invitati, che avevano capito cosa ci era stato concesso. È stato un po’ con noi anche il cardinale, che mi ha riferito di aver fatto vedere la foto da me donatagli poco prima al Papa, che ha poi voluto vedermi di persona. Potete immaginare il mio stupore! Nelle settimane seguenti ci ha telefonato “don Domenico” per dirci che al Pontefice erano piaciuti molto gli amaretti. La prossima volta gliene faremo avere un camion! Scherzo!

Che dire, non saprei aggiungere altro se non ringraziare il cardinal Calcagno e la famiglia Tessitore. Sono “treni” che non puoi lasciarti scappare, attimi che ti accompagneranno per la vita, doni che non hanno prezzo, momenti che non puoi non immortalare. Grazie, papa Francesco! Come canta Eros Ramazzotti: “Certi amori regalano / un’emozione per sempre / momenti belli che restano così / impressi nella mente”.