La Chiesa celebra la festa solenne dell’Immacolata ascoltando il testo lucano della Annunciazione, che si contrappone al testo di Genesi: mentre Adamo rappresenta l’umanità (ciascuno di noi!) che si nasconde, Maria è la donna che si arrende alla promessa di Dio: “ecco la serva del Signore, avvenga per me secondo la tua parola”.
E’ una festa che ci è molto cara. Il popolo fedele di Dio, infatti, intuisce subito che nel sì detto da Maria si realizza la svolta decisiva della storia del mondo. Tanto che siamo abituati a contare gli anni prima e dopo Cristo, prima e dopo l’incarnazione…”E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1,14): in questo versetto è racchiusa tutta la differenza cristiana, rispetto ad altre, pur nobilissime tradizioni religiose. Perchè solo il cristianesimo osa pensare alla piena umanità di Dio, “nato da donna, nato sotto la Legge” (Gal 4,4). “Generare Dio” (il titolo di un bel libro di Massimo Cacciari) è la vocazione “impensabile” di Maria, che proprio in vista di questa vocazione è da sempre la “piena di grazia”.
Ma l’avventura di Maria deve diventare l’avventura del discepolo. Dico di me: una parola di Sant’Ambrogio, incontrata negli anni lontanissimi del Seminario, mi fa compagnia: “ogni anima che crede concepisce e genera in sé il Verbo di Dio”. Questa parola fu allora per me come una rivelazione: “l’avventura di Maria, della sua libertà capace di arrendersi e di fidarsi, può diventare allora la mia”, così pensai. Mi parve bellissimo, e per me decisivo. Col tempo, maturai la consapevolezza che in ognuno vi è uno spazio insaturo, abitato dal mistero. E che noi siamo la casa di Dio. Mi piacerebbe, da Vescovo, dire con la vita, più che con le parole, la bellezza di questa verità.