Oggi avviene un felice intreccio: la solennità dell’Ascensione del Signore e il diaconato di Francesco. L’Ascensione pone un’interruzione nella vita di Gesù e della Chiesa, così come il diaconato in quella di Francesco: i discepoli di Cristo avevano camminato sulle strade insieme a lui e dopo la Pasqua avevano continuato a vederlo, anche se il corpo del Risorto non era immediatamente riconoscibile. Con la Sua Ascensione termina una stagione della prima Chiesa e ne comincia una nuova, la nostra, in cui siamo mossi dallo Spirito Santo a testimoniare la gioia e la bellezza del Risorto.
Oggi un lungo cammino si compie: Dio ti doni uno spirito di sapienza e rivelazione e illumini il tuo cuore per comprendere la speranza a cui Egli ti ha chiamato e tradurla in concreto nella tua vita. Il tuo è stato un cammino lungo e fatto di strade e percorsi: gli occhi del cuore ti facciano interiorizzare la bellezza della tua chiamata e, nella memoria grata di ciò che il Signore fa per te, ti diano gioia, la gioia del Vangelo, il segno di una vita grande.
L’Ascensione segna il tempo della missione: gratitudine e missione è l’altro intreccio a cui ti invita la Parola. Occorre andare sino agli estremi confini della terra, sino alla fine del mondo: è l’orizzonte a cui l’Ascensione ti chiama. Eserciterai il tuo diaconato nel ‘frammento’ della Chiesa di Savona, spenderai la tua vita a Spotorno e con la sua gente ma il tuo orizzonte è il mondo, locale e globale, come dicono i sociologi. È bello che in questi giorni sia presente don Michele Farina, missionario in Centrafrica: entrambi appartenete alla stessa Chiesa e siete inviati ad annunciare la risurrezione di Gesù e la misericordia di Dio.
Diaconato vuol dire servizio, missione e testimonianza. La testimonianza è il martirio, non di sangue ma del mettere noi stessi in quello che facciamo. Il servizio del diacono non è l’esecuzione di un’opera sociale o un metodo organizzativo, è legato all’eucaristia. Il testimone non è un piazzista del Vangelo che cerca di convincere il mondo ma colui che mette il cuore e l’anima in ciò che fa. L’amore per Gesù dovrà apparire anche nei gesti più quotidiani della tua vita, caro Francesco: non siamo scissi fra tempo della testimonianza e ordinario, ogni gesto dovrà far trasparire il Signore nel quale credi e al quale consegni la tua vita. Oggi sei conformato a Cristo, il quale è sì pastore ma che persino sulla Croce rimane diacono e quindi servo: anche tu dovrai attestare la tua dimensione diaconale.
Savona, il seminarista Francesco Cotta è diventato diacono
“Il mio desiderio è essere per la gente e con la gente”
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