Se volessimo raccogliere e catalogare quanto è stato scritto e continua a scriversi sul Titanic a più di un secolo dal celebre naufragio dovremmo disporre di una vera e propria biblioteca. Eppure nessun autore si è ancora avventurato nel territorio arduo, rischioso e accidentato di un approccio storico poematico alla sventura dell’inaffondabile “nave dei sogni”. Ha tentato di farlo il cinema con cortometraggi, film e documentari succedutisi lungo il Novecento e oltre, come il kolossal di James Cameron, ma l'”arca di Noè” della letteratura ancora non ha tratto in salvo il poema del gigante dei mari dall’abisso in cui giace.

È ciò che si propone il libro “Le profezie del Titanic” (Erga Edizioni), che lo scrittore genovese Pasquale Mottolese presenterà sabato 23 novembre alle ore 16:30 nella Sala “San Pietro” del Convento dei Carmelitani Scalzi, in via Untoria 6, a Savona. Introdurrà il giornalista de Il Letimbro Simone D’Angelo. Il volume si basa su uno scritto (o manoscritto) ritrovato in una bottiglia da più di un secolo vagante nell’oceano Atlantico e giunta fino a noi come testimonianza di un mito che non muore.

La tesi dell’autore è che l’anima mundi, la coscienza collettiva, continui a percepire nella tragica vicenda del Titanic un messaggio ben lungi dall’esser decifrato, un enigma che ancora non ha esaurito la sua sfida interpretativa. Una delle possibili chiavi di lettura è che quel disastro abbia dato avvio alla fine dell’idea stessa di progresso senza limiti, nata con la scoperta dell’America, e dell’età moderna.

Dopo aver attraversato le tempeste del XX secolo, essere approdata alla postmodernità, recuperato in parte i corpi delle vittime e raccolto i relitti, la civiltà occidentale tenta ancora di farsi una ragione e malgrado tutto offrire una ratio storica a quella “follia dell’Occidente” che ci illude di danzare ai ritmi di un’orchestra consumistica e spensierata mentre la bella nave del progresso, lenta ma inesorabile, affonda in una glaciale fine della storia.