Savona. Centinaia di fedeli hanno gremito il Santuario Nostra Signora di Misericordia per la messa della solennità della patrona della città e della diocesi, presieduta questa mattina intorno alle ore 10 da monsignor Calogero Marino insieme al vescovo emerito Vittorio Lupi e a Michele Pennisi, arcivescovo emerito di Monreale e assistente ecclesiastico della Confederazione nazionale delle Confraternite delle diocesi d’Italia. La liturgia è stata officiata all’interno della basilica per via della pioggia e alla presenza dei sindaci del territorio diocesano e dei rappresentanti delle altre confessioni cristiane.
Numerosi anche i pellegrini che hanno preso parte alla tradizionale processione votiva, partita con qualche minuto di ritardo dopo le ore 7 dalla Cattedrale Nostra Signora Assunta, aperta dal crocifisso della Confraternita Santa Croce di Casanova (Varazze) e animata con il Rosario della Misericordia, canti e salmi. I consiglieri della Confederazione delle confraternite hanno portato l’icona “Maria madre della Speranza e delle Confraternite”, che giungerà nella Città del Vaticano per il Giubileo del 2025.
“Ieri monsignor Marino ci ha donato il libro che ha concluso il Sinodo, esperienza di grandissima rilevanza per la Chiesa in Savona ma anche per la comunità civile – ha detto il primo cittadino Marco Russo nel suo saluto istituzionale – È una felice coincidenza che questo momento corrisponda ad un altro importante per Savona: la candidatura a Capitale Italiana della Cultura 2027. Le assonanze sono di grande ispirazione: entrambi sono percorsi in cui la comunità si interroga, si mette in discussione, scruta il futuro e coglie in sé i segni di ciò che potrà essere. Nel libro si parla di bellezza, parola importante per la città: bisogna riscoprire la bellezza di ciò che siamo e che le comunità che la animano sanno esprimere”.
“Ringrazio di vero cuore il sindaco per il saluto che ci ha rivolto e mi piace esprimere la solidarietà mia e della Diocesi al progetto di Savona capitale della cultura – ha affermato il vescovo Marino nell’omelia – Sono felice di essere qui con voi anche quest’anno. Oggi il nostro incontro esprime la memoria grata di quanto accaduto il 18 marzo 1536: Maria apparve al beato botta e da quel giorno cominciò un cammino nuovo che ci coinvolge tutti, un cammino aperto da Lei stessa nel segno della misericordia. Da Lei dobbiamo imparare la via del Vangelo”.
“Ciò richiede di ascoltare, come fosse la prima volta, le sillabe preziose del Vangelo stesso, che mettono in viaggio Maria dal momento dell’annunciazione a quello della visitazione – ha proseguito – Il cammino verso la montagna non è un’iniziativa di Maria ma la risposta ad una chiamata: ‘Ecco la serva del Signore, avvenga per me secondo la Tua parola’. Ecco allora le quattro componenti ineludibili dell’avventura di Maria e di quella cristiana di ciascuno di noi: la Parola chiamante, la risposta obbediente, lo spazio della libertà, che l’angelo dona a Maria allontanassi da lei, e il mettersi in viaggio, che diventa tempo di interiorizzazione e verifica della chiamata”.
“Per noi Maria è la figura di una Chiesa generativa che nasce dall’ascolto e impara da Lei a fare spazio alla Parola chiamante, anzi a diventare grembo che genera – ha aggiungo monsignor Marino – Generata da Dio, la Chiesa per grazia diventa a sua volta grembo. Anche la nostra Chiesa di Savona è chiamata a ritrovare concretezza e capacità di generare alla fede e alla vita. L’immagine luminosa del grembo generante della Chiesa è contraddetta però da una realtà presente che mi preoccupa e addolora: il Seminario vuoto. Il 28 aprile il nostro unico seminarista Francesco Cotta sarà ordinato presbitero e per ora non si prevedono altri ingressi”.
“Non voglio cedere allo sconforto, credo però che il Seminario vuoto sia il segno della necessità di lasciarsi interpellare e affidarsi al cuore di Maria – ha detto ancora – Un segno che contiene una paradossale grazia: ci aiuta a immaginare il volto di una Chiesa ricca di ministeri. Già oggi la nostra presenta un volto plurale: catechisti, animatori della carità, accoliti, lettori, diaconi permanenti, religiosi e religiose. Il prete non è chiamato a fare tutto ma a raccogliere la propria vita attorno all’essenziale della propria vocazione, dedicarsi alla Chiesa particolare perché sia possibile per tutti e tutte l’incontro con Gesù. Vi chiedo di pregare per noi preti perché sappiamo essere testimoni credibili della bellezza della nostra vocazione”.
“La Parola chiamante di Dio continua a suscitare anche oggi nella Chiesa vocazioni al matrimonio, al presbiterato, alla vita consacrata: preghiamo affinché tanti ragazzi e tante ragazze trovino in se stessi il coraggio del ‘per sempre’ – ha concluso il vescovo – A noi è chiesto di imparare da Maria, che ha saputo ascoltare la silenziosa piccola voce dello Spirito e ha detto il suo ‘Eccomi!’. Diventeremo allora, per pura grazia, una Chiesa piccola e fragile ma viva e generativa, grembo di cammini nuovi e responsabili”.
N. S. di Misericordia, figura di una Chiesa generativa
L’omelia del vescovo Calogero Marino