Il testo lucano che ogni anno ci viene consegnato in dono per questa celebrazione pone in contrapposizione la notte e il giorno: sarà un tema ricorrente in tutto il tempo di Natale.

Alcuni pastori vegliavano tutta la notte e la gloria del Signore “li avvolse di luce”. Ma il testo è, evidentemente, anche simbolico: è invito a imparare dai pastori a vedere ciò che è così piccolo da sembrare invisibile, nella notte: “un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia”.

Ma nel testo vi è anche un’altra contrapposizione: tra il dentro e il fuori. Il dentro dell’alloggio, nel quale non c’è posto per i tre di Nazareth, e il fuori del Bambino (che nasce fuori della città e che sempre fuori morirà) e dei pastori, che, “pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte”. Anche qui, una lezione per noi: il coraggio di uscire dai luoghi chiusi che ci danno sicurezza, e di “praticare l’apertura” del cuore e della vita.

Al cuore del nostro testo, vi sono però il Bambino e la Madre. Vi è il gesto dell’avvolgere in fasce, che dice custodia. Si tratta di custodire la presenza fra noi di quel Bambino, perché da Lui possiamo essere custoditi…