“Dio, che molte volte e in diversi modi nei tempi antichi aveva parlato ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio”. L’inizio della lettera agli Ebrei ci offre il motivo profondo della gioia del Natale: nel mistero dell’Incarnazione Dio ci parla in modo pieno e definitivo. Dalle parole della promessa, alla Parola del compimento: questa la gioia del Natale.
Perchè Natale dice di un Dio parlante e in movimento: “e il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi”. Parlare e venire sono i verbi di Dio! Perchè Dio non è immobile e muto, ma “ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna” (Gv 3, 16).
V’invito allora a fare un esercizio in questi giorni: fare memoria grata di tutte le volte che Dio è venuto nella vostra vita, e vi ha parlato. “Perchè la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo”.
E nell’accogliere il venire di Dio ci è data la grazia “di diventare figli di Dio”. Natale allora non è solo memoria del passato, e nemmeno attesa di un futuro migliore. E’ la possibilità presente di vivere da figli, che nello Spirito imparano a dire “Abbà, Padre”. Augurarci buon Natale significa questo: augurarci di vivere in pienezza, perché siamo figli, e non soltanto animaletti intelligenti, e “ogni ora ha un senso, elevatezza e grazia, pace e consistenza” (Hammarskjold).