Sarà la comunità parrocchiale di Valleggia ad ospitare, come lo scorso anno, la “festa dei popoli” in occasione della Giornata mondiale del migrante e del rifugiato. Domenica 26 settembre, alle ore 15 nel campo sportivo di Valleggia o, in caso di maltempo, nella chiesa del Santissimo Salvatore, il vescovo Gero Marino presiederà l’Eucaristia che vedrà la partecipazione delle comunità etniche presenti nel territorio diocesano.
La Messa è organizzata dall’Ufficio diocesano per le missioni e le migrazioni diretto da Davide Carnemolla e padre Enrico Redaelli, e vedrà letture e canti animati dalle comunità cattoliche indiana, ucraina, paraguayana ed ecuadoriana. Quest’anno, inoltre, la “festa dei popoli” sarà legata al cammino che la chiesa diocesana farà verso la Marcia nazionale della pace, che avrà luogo a Savona il 31 dicembre prossimo.
“Il tema della 107ma Giornata mondiale del migrante e del rifugiato – spiegano Davide Carnemolla e padre Enrico Redaelli – è quello suggerito da papa Francesco ‘Verso un noi sempre più grande’. Appare forse illusione di sognatori pensare ad un noi più grande mentre nel mondo sono in atto processi globali di chiusura ed esclusione, ma l’ascolto della Parola del Signore che richiama al disegno di Dio nella storia diviene per tutti chiamata ad una responsabilità che si traduca in scelte di incontro e accoglienza nel presente. ‘Verso un noi sempre più grande’ vuole così indicare un chiaro orizzonte per il nostro comune cammino in questo mondo”.
“Siamo tutti sulla stessa barca – scrive nel suo messaggio Papa Francesco – e siamo chiamati a impegnarci perché non ci siano più muri che ci separano, non ci siano più gli altri, ma solo un noi, grande come l’intera umanità. Per questo colgo l’occasione di questa Giornata per lanciare un duplice appello a camminare insieme verso a un noi sempre più grande, rivolgendomi anzitutto ai fedeli cattolici e poi a tutti gli uomini e le donne del mondo. Nell’incontro con la diversità degli stranieri, dei migranti, dei rifugiati, e nel dialogo interculturale che ne può scaturire ci è data l’opportunità di crescere come Chiesa, di arricchirci mutuamente. In effetti, dovunque si trovi, ogni battezzato è a pieno diritto membro della comunità ecclesiale locale, membro dell’unica Chiesa, abitante nell’unica casa, componente dell’unica famiglia”.
“A tutti gli uomini e le donne del mondo – prosegue il Papa – va il mio appello a camminare insieme verso un noi sempre più grande, a ricomporre la famiglia umana, per costruire assieme il nostro futuro di giustizia e di pace, assicurando che nessuno rimanga escluso. Il futuro delle nostre società è un futuro ‘a colori’, arricchito dalla diversità e dalle relazioni interculturali. Per questo dobbiamo imparare oggi a vivere insieme, in armonia e pace. Ma per raggiungere questo ideale dobbiamo impegnarci tutti per abbattere i muri che ci separano e costruire ponti che favoriscano la cultura dell’incontro, consapevoli dell’intima interconnessione che esiste tra noi. In questa prospettiva, le migrazioni contemporanee ci offrono l’opportunità di superare le nostre paure per lasciarci arricchire dalla diversità del dono di ciascuno. Allora, se lo vogliamo, possiamo trasformare le frontiere in luoghi privilegiati di incontro, dove può fiorire il miracolo di un noi sempre più grande”.