Savona. Alla sera l’incontro con il teologo don Paolo Carrara e il confronto con il relatore, il giorno seguente le relazioni sulle prospettive pastorali elaborate dalle commissioni, il dibattito sui contenuti e la votazione finale, con un placet di massima che ha aperto le porte alla terza fase. Il tutto “condito” dalla gioia di condividere nuovamente la cena e il pranzo, dopo le restrizioni di gennaio, e festeggiare il compleanno del Vescovo. Questo l’andamento della quarta sessione assembleare del Sinodo Diocesano, svoltasi il 25 e 26 marzo all’Istituto “Rossello” e a cui hanno presenziato in media 67 persone, alcune assenti per la pandemia, altre per lavoro.

Il venerdì è cominciato con l’atto di consacrazione di Russia e Ucraina al Cuore Immacolato di Maria, presieduto da monsignor Calogero Marino nella Cattedrale Nostra Signora Assunta. I lavori nella consueta sede si sono aperti con l’intervento di don Paolo Carrara, docente di Teologia Pastorale al Seminario di Bergamo, che accolto la richiesta di molti sinodali di ascoltare una voce significativa del panorama ecclesiale italiano.

La videoconferenza si è sviluppata su tre punti: la misericordia come forma della Chiesa (missione), l’eucaristia nel giorno del Signore (i soggetti), il dialogo con la cultura (i confini). Con abbondanza di citazioni dal Concilio Ecumenico Vaticano II e da papa Francesco il teologo ha delineato i contorni della missione della Chiesa, chiamata a “mettersi sul terreno dell’altro, perché non è scontata la credibilità sua e delle sue pratiche. Quando favoriamo l’incontro delle persone con il nucleo incandescente del Vangelo lasciamo operare lo Spirito e ne abbiamo un beneficio, anche se non riscontrabile in termini immediati”, ha detto don Carrara.

La riflessione sui soggetti ha evidenziato la necessità di testimoni più che di professionisti della pastorale e offerto spunti sugli spazi di vita, che chiamano in causa soggetti come la famiglia, che “al suo interno vive le dimensioni fondamentali del Vangelo: cura, generazione, dono della vita, solidarietà”. Infine il dialogo con la cultura “non va abbandonato ma assunto con la consapevolezza che tra Chiesa e resto del mondo non è scontata quella dimensione d’intesa che caratterizzava il periodo conciliare. Occorre coltivare una spiritualità del dialogo, in nome dell’appartenenza ad una storia comune, e parlare non all’uomo d’oggi ma da uomo d’oggi, come affermava Paolo VI”, ha concluso don Carrara. Alla relazione sono seguiti dodici interventi che hanno fatto nascere un vivace confronto.

Il sabato si è aperto con la celebrazione liturgica officiata dal Vescovo, il quale nell’omelia ha ricordato che il Sinodo è una “confessione liturgica del Signore Risorto” e ne ha evidenziato la dimensione penitenziale: “Deve essere un’occasione di conversione. Dobbiamo confessare gli scandali che la nostra diocesi ha causato ma anche coltivare una fede appassionata, non timida”. I presidenti delle commissioni hanno presentato le relazioni pastorali conclusive della seconda fase dei lavori. Numerosi gli spunti (in ordine di commissione):

  1. l’invito ad avere più empatia con le persone, rispettare maggiormente i tempi delle famiglie, decentrare le iniziative della diocesi
  2. la necessità dell’ascolto dei giovani, a partire dalla scuola
  3. l’inclusione delle persone messe ai margini – “L’accoglienza deve essere senza se e senza ma” – con riferimento a lgbt e divorziati risposati
  4. l’esigenza di valutare se una struttura serve per evangelizzare o può essere lasciata e una maggiore chiarezza nell’amministrazione dei beni e nel coinvolgimento dei laici nei Consigli
  5. l’importanza del sacerdozio comune dei fedeli, il superamento del linguaggio e della mentalità clericali e una nuova ministerialità che riconosca quanto i laici stanno facendo nella Chiesa
  6. lo stile dell'”uscita” senza paura dell’altro, la necessità che le donne abbiano veri ruoli di responsabilità
  7. la cura delle celebrazioni liturgiche
  8. la valorizzazione della preghiera nelle case e sui social media

Si è poi sviluppato un confronto sulle relazioni con ben 32 interventi. L’assemblea ha quindi votato i testi, che hanno ottenuto la maggioranza di approvazioni, in parte con riserve, e poche “bocciature”. Le relazioni non entreranno tout court nel documento finale ma saranno rielaborate dalla commissione sinodale per la redazione dei testi. In conclusione monsignor Marino ha introdotto il passaggio alla terza fase, più normativa e che porterà alla sessione del 27 e 28 maggio: “Le norme devono sgorgare dalle prime due tappe del cammino, non essere troppe ma andare all’essenziale e riguardare la Chiesa di Savona, non quella universale”. Il voto finale sulle normative sarà espresso alla fine del secondo anno di lavori.