Quando ho avuto in mano il libretto per l’ordinazione diaconale e ho letto le parole del rito mi sono fermato e ho capito con grande timore che si stava veramente compiendo per me qualcosa di grande. In effetti quel “qualcosa” era già avvenuto: il tempo della mia maturazione vocazionale è stato lungo e impregnato di tanti momenti di vita importanti, per i quali ho detto “Grazie!” proprio al termine della celebrazione di ordinazione il 20 novembre nella solennità di Cristo Re.
La vocazione al matrimonio, celebrato con Gilda nel 1979 all’età di 23 anni, è stata una ricchezza incommensurabile: dividi con la tua sposa l’amore con unità dei cuori e delle menti, formando un solo corpo nella donazione reciproca, fondendo il nostro essere creature e dando vita a nuove creature, i figli, regalo di Colui che ti ha già creato con l’unione di tua mamma e di tuo papà. Il cammino di sposi nella quotidianità ti porta a condividere le gioie e le fatiche che immancabilmente fanno da corollario alla nostra esistenza e più calendari aggiungi più esperienze sei tenuto a vivere.
La “confidenza” con la Parola e l’Eucaristia ti porta a stabilizzare il tuo andare con la sicurezza di avere un pastore, con bastone e vincastro, del quale cui fidarti e affidarti. La fiamma della vocazione si rileva quando ti arde il cuore per qualcosa, anzi per Qualcuno, che in modi diversi chiama. Non sempre comprendi se è veramente una chiamata o è un tuo sfizio di servizio, ecco perché ad un certo punto occorre fare i conti con un amico dell’anima, che si prenda cura di capire insieme a te se Qualcuno ti sta veramente chiamando: il discernimento deve essere sempre accompagnato… Il tempo non ha importanza, così come non c’è età per dire “Sì!”: io l’ho fatto a 66 anni.
Ci viene chiesto di metterci al servizio e, come hanno già fatto proprio i primi diaconi, renderci servi dei più poveri. Le nuove povertà ci chiamano a vigilare sulle necessità dei fratelli emarginati dalla società dei nostri giorni, che predilige lo spreco al fine di poterci far consumare di più. La violenta legge dell’economia dei consumi non guarda in faccia la bellezza della povera ricchezza del creato di cui tutta l’umanità può beneficiare. In pochi godono dei beni della Terra e in molti soffrono non potendo usufruire neanche di una minima parte. Mettiamoci al servizio per abbattere la disuguaglianza, i nuovi orfani e le nuove vedove che aspettano di essere accuditi: le periferie sono vicine a noi e hanno bisogno di essere abitate.
Per me, per ogni persona che incontro, mi rivolgo all’Altissimo con la preghiera di Francesco d’Assisi:
Alto e glorioso Dio, illumina le tenebre del cuore mio.
Dammi fede retta, speranza certa, carità perfetta, umiltà profonda,
senno e conoscimento, Signore,
perché io possa comprendere e compiere la Tua volontà.
Amen!
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