Il 9 giugno nella Cattedrale Notre-Dame de l’Immaculée Conception a Bangui, capitale della Repubblica Centrafricana, padre Aurelio Gazzera, della Provincia Ligure dei Carmelitani Scalzi, è stato consacrato vescovo coadiutore della Diocesi di Bangassou. A cinquant’anni dalla consacrazione del Servo di Dio Anastasio Ballestrero la Chiesa chiama dunque ancora un carmelitano della Provincia ligure per il ministero episcopale.
Bangassou è una delle nove diocesi del Centrafrica. Fondata nel 1954, si trova nella parte orientale del Paese e confina con il Sud Sudan a est e il Congo a sud. Ha una superficie di 134.284 kmq, quasi metà dell’Italia. Da ventiquattro anni è guidata dal religioso comboniano di nazionalità spagnola monsignor Juan-José Aguirre Munoz. La diocesi si compone di 12 parrocchie, 28 sacerdoti e alcuni religiosi e religiose.
“Il nostro cuore è pieno di gioia e gratitudine nei confronti di papa Francesco, che a febbraio ha nominato padre Aurelio vescovo coadiutore a Bangassou, nella certezza che saprà svolgere questa nuova missione con la stessa dedizione, la stessa generosità e lo stesso coraggio con cui ha vissuto in questi trentatré anni a servizio nella nostra missione in Centrafrica – scrive il superiore provinciale ligure padre Federico Trinchero in un messaggio – Non possiamo nascondere anche un po’ di tristezza al pensiero che abbiamo ‘perso’ padre Aurelio. In realtà non lo perdiamo ma lo doniamo alla Chiesa del Centrafrica e la Chiesa è più grande del Carmelo”.
“Possiamo vedere in questa nomina, che è sicuramente un grande sacrificio per tutti noi, un segno di riconoscenza per tutti i missionari che hanno fondato e lavorato nella nostra amatissima missione, in modo particolare per quelli che oggi non ci sono più. Che bel regalo fa il Papa alla nostra Provincia e soprattutto alla nostra delegazione in Centrafrica!”, aggiunge.
“Padre Aurelio ci mancherà tantissimo ma la sua partenza sarà per la delegazione e i nostri confratelli centrafricani uno stimolo a continuare le opere iniziate da padre Aurelio e da tutti i missionari – conclude – Non capita tutti i giorni che un confratello diventi vescovo. Se questo può essere per noi motivo di orgoglio deve essere anche una ragione in più, in quanto figli di Santa Teresa, per amare e servire con maggiore generosità la Chiesa nostra madre”.
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