“Alzati, rivestiti di luce”. Le parole del profeta sono rivolte a Gerusalemme, ma noi riconosciamo in queste parole un’apertura più grande: perché ogni uomo è questa Gerusalemme vestita di luce e Cristo è luce per tutti, e i Magi ci rappresentano tutti, anche nella fatica del cammino.

Da loro, viene a noi un invito ad osare, un elogio del rischio. Ci invitano a fidarci della silenziosa voce della stella. Anche perché la nostra tentazione in questo tempo strano (magari con l’alibi della osservanza -intendiamoci: sacrosanta!- delle misure per il contenimento del virus) è quella di far prevalere in noi gli avverbi della cautela: segretamente/con esattezza/accuramente. Ma quelli sono gli avverbi di Erode, non del discepolo!

Paolo, poi, apre ancor di più l’orizzonte: “le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo”.

Mi piace allora condividere due espressioni molto forti del magistero:

– “dobbiamo ritenere che lo Spirito Santo dia a tutti la possibilità di venire a contatto, nel modo che Dio conosce, col mistero pasquale” (GS 22):

– “entrando in contatto con le culture, la Chiesa deve accogliere tutto ciò che nelle tradizioni dei popoli è conciliabile con il vangelo per apportarvi le ricchezze di Cristo e per arricchirsi della sapienza multiforme delle genti della terra” (San Giovanni Paolo II). E’ stata questa l’ispirazione del Sinodo sull’Amazzonia!

Inizieremo quest’anno il nostro Sinodo diocesano e penso che proprio l’icona del vangelo di oggi, accanto all’invito di Gesù a prendere il largo, ne debba ispirare il cammino. Sogno infatti una Chiesa inclusiva, perché nel cuore di Dio c’è posto per tutti. E allora la Chiesa delle genti, che siamo chiamati a sognare, collaborando con lo Spirito di Dio a costruirla sempre più bella, non è soltanto la Chiesa dei migranti, ma è la Chiesa che riconosce la ricchezza dei carismi che la abitano e che finalmente riconosce che, pur abitando da generazioni questo territorio, è comunque chiamata   a mettersi in movimento, perché è lo Spirito che ci raduna, e non soltanto il legame del sangue o la radice territoriale.

Affidiamo all’intercessione dei Santi Magi il cammino sinodale della nostra Chiesa!